“Ogni anno nei miei viaggi faccio sosta a Procopia e prendo alloggio nella stessa stanza della stessa locanda...Ogni anno, appena entrato nella stanza, alzavo la tendina e contavo alcune facce in più: sedici...Quest’anno, infine, ad alzare la tendina, la finestra inquadra solo una distesa di facce...Nella mia stanza siamo alloggiati in ventisei: per spostare i piedi devo disturbare quelli che stanno accoccolati sul pavimento, mi faccio largo tra i ginocchi di quelli seduti sul cassettone e i gomiti di quelli che si danno il turno per appoggiarsi al letto: tutte persone gentili, per fortuna.”
(Le città invisibili, Italo Calvino)